Questa notte è prepotente. Avvolge le ombre di fasci di luce. Come lampi irretiti dalla notte. Tutto è avvolto dal silenzio. L’anima è avvolta come da una coperta, che ti avvolge e ti riscalda. Nei flussi costanti dei pensieri e dei ricordi, si attorcigliano le emozioni. Certe volte belle, altre volte scure. Come la notte. Mi ritrovo di nuovo a dover dialogare con chi il sonno non lo vuol far vincere. Ed è così che “À rebours” si trascina via la notte. Sei prepotente, notte silente, mai paga dei miei pensieri, delle mie angosce e delle mie lacrime. Di giorno ignori i miei sogni e la notte, tra le braccia della stanchezza, illudi le mie speranze. Ma non sarai solo tu a tediare queste ore che scorrono velocemente lente. Tutto sembra essere immobile, ma la mente viaggia di ricordi. Si nutre di sogni futuri ed immaginifici. Adesso mi ritrovo qui. Solo con i pensieri tardi e lenti. Lenti ad arrivare e quasi sempre inopportuni. Inappropriati. Nei ricordi cerco rifugio. Quel rifugio che ha il tuo volto e la tua voce. Quel rifugio che si dissolve alle prime luci dell’alba. Quando la luce annuncia un nuovo giorno ed un nuovo divenire.
Questa notte è prepotente. ..perché non vuol far passare le ore. Che di giorno si consumano anche troppo in fretta. Ma non rinnego questa quiete. Che mi ha spinto e trascinato fuori dal letto. La mente evade e dai flussi delle parole tutto sembra confuso. Si libera l’animo dalle scorie giornaliere. E nelle note di musicali di questa melodia che è la notte stellata. Incrocio volti e luoghi.
Questa notte è testarda nei suoi propositi. Di fronte a me il muro. Posso interpretarti come voglio. Ma di fronte a me…non so più. Tutto sembra essere svanito. Come risucchiano nell’ombra. Sono il rombo di motore lontano fa compagnia alla ventola di questo pc. Che adesso torna a ticchettare. IL rumore è più vicino. Ma del centauro neanche l’ombra. Spasmi di pensieri insonni. Come il singhiozzo della mente. Che parte. Si ferma. Riparte.
Con le mani tra i capelli cerco capire. Cosa di balzo mi ha fatto alzare….ma certamente a te. ..cosa importa? Ed hai ragione. Non so se ti è mai capitato di sobbalzare da le letto. Non per paura. Ma perché senti che nonostante il sonno ti abbracci. Vuoi divincolarti. Fuggire dalle lusinghe della notte. Cercare un senso, in quel tempo che scappa e che sembra chiederti qualcosa. Ma cosa? Tutto appare e svanisce, come ombre nella retina. E delle nostre emozioni e sensazioni…cosa farne. A tarda notte? Posso raccoglierne i pezzi. Ricomporli. Tessere nuove tele. E dipingre enuovi orizzonti e nuove albe. Nonostante il cielo sia ancora scuro, amo vedere il cielo rischiarato dalla luna. Nella notte che non mi lascia solo ritrovo gli elementi costanti che accompagnano le notti, prima del sonno. La quiete notturna. I pensieri mai stanchi e il silenzio che si crea orizzonti tutti suoi. Ti ho chiamata prepotente, notte insonne, perché nella tua insolenza, mi costringi a guardarti negli occhi. Rivedendo me. Il mio passato. Il mio futuro. E se il giorno è fatto per agire, la notte è fatta per sognare. Per cercare i pensieri incerti della mente, che quasi timidi, escono allo scoperto. Come bimbi fuggiaschi tra le pieghe delle gonne della mamma.
Tu sai, mia dolce stella, cosa nell’animo si rifugia. E non so perché proprio di notte, troviamo modo per parlare. Non sempre. Ma in un modo o nell’altro ci rivolgiamo lo sguardo tenero e sincero.
Un giorno come un altro, ho capito e toccato con mano, senza saperlo la profondità dell’universo. Non mi fu manifesto subito. L’universo è troppo vasto e profondo per essere avvertito subito. Ma esso vaga in noi, lentamente, come se intraprendesse un viaggio lungo. La meta è nota solo a lui. Noi ne siamo ignari partecipanti. Poi d’un tratto. Tutto esplode con forza. E che essi siano ricordi, emozioni, profumi, sensazioni….esplode.
I ricordi diventano sempre meno numerosi, ma restano lampi di luce che folgorano la notte. Lampi che si accendono di notte e ti fanno alzare dal letto. Perché?… Non lo so. Vorrei saperlo. E sebbene mi sforzo di capire. So che ogni tentativo è vano. Catullo scrisse:
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
(Ti odio e ti amo. Come possa fare ciò, forse ti chiedi.
Non lo so, ma sento che così avviene e me ne tormento.)
Come Catullo anche io sento che tutto ciò avviene. In maniera incontrollabile, forse. Me ne tormento?…Direi di no…ma so che non è che così.
La prepotenza della notte mi ha lasciato inerme dinanzi al flusso dei pensieri. Come un fiume in piena ne vengo trascinato. Travolge ogni cosa. Ed in questo marasma, sul letto del fiume, ritrovo pietre e gemme preziose. I ricordi più belli, le sensazioni più felici. I volti e le carezze di chi mi ha preceduto. Una stella cadente solca il viso. E anche se questa notte non è stata tramortita dal sonno, so che non è stata una notte spesa invano. L’indomani sarà più assonato, ma il cielo ha rischiarato ancora le terre dell’animo. Dove il mio personale “Pastore Errante“, non ferma il suo viaggio, né il suo dimandare…